Storia di un caprifico
Il caprifico in molte culture mediterranee è considerata pianta sacra, ognuno di noi conserva dentro di se qualche ricordo d’infanzia che ci fa sentire cara quest’essenza, per me è così. Sono sempre stato affascinato do questa essenza tanto da poter dire che e’ una delle mie preferite.
Oggi voglio farvi conoscere meglio questa specie con la storia di questo caprifico che da venticinque anni mi allieta con i suoi cambi di stagione nel mio giardino.
La pianta è nata da seme su un muro di cinta della casa dei miei genitori.
Nel 1990, data della mia folgorazione per il bonsai, pensai bene di raccogliere la pianta da quel muro e farla attecchire in un vaso di coltivazione.
Era piccola e dritta come una sigaretta con due germogli in apice!
Purtroppo oltre a questa sopra, non ho altre foto foto dei primi 10 anni di coltivazione, comunque la pianta pian piano è andata avanti e a fine anni 90 composi un paesaggio che nelle mie intenzioni doveva essere tutto sardo, con altri fichi, melograni, e un piccolo fico d’india in miniatura acquistato in un consorzio!
Questa è la foto della composizione che risale al maggio del 2002, quindi con qualche anno di coltivazione.
Il fico in questione e’ quello abbarbicato sulla roccia alla destra del vaso.
Un anno dopo poco era cambiato… a parte il tempietto buddista!
Nel 2006 entrai a fare parte del Bonsai Club Sardegna, incontrai altri amici appassionati, che essendo più avanti nella visione di quest’arte, mi stimolarono con la loro esperienza nello studio e mi portarono successivamente a vedere il bonsai in modo più tecnico. Fu cosi che tutti i materiali che avevo coltivato fino ad allora, subirono una radicale trasformazione, compreso questo caprifico.
Eccolo a fine 2006 .
ma quanto fatto finora non mi convinceva, cosi nella primavera del 2007 cambiai progetto. Inclinai maggiormente la pianta e posizionai una rete metallica per arginare le radici che rimanevano fuori terra a seguito del cambio di inclinazione, consentendo loro di raggiungere il fondo del vaso, che intanto avevo sostituito.
A solo un anno di distanza (febbraio 2008) la pianta si presentava con una crescita generosa. Intanto iniziavo ad eliminare parte del terriccio superficiale dall’argine, esponendo gradualmente le radici all’aria.
Potei anche legare altri primari per realizzare il disegno che mi ero prefisso .
Eccola come appariva ad aprile 2008 a poco più di un mese di distanza! I risultati delle concimazioni col Prodigy in questa essenza sono eccezionali! ...a dispetto di odori o insetti che può attirare!
A marzo 2009 legai anche qualche secondario.
Nella fine di agosto 2009 la pianta mi ha dato anche la soddisfazione della prima fruttificazione.
La chioma intanto cominciava a maturare .
A novembre 2009 mi ripagò per tutto il lavoro fin qui svolto con una bella colorazione autunnale. L’impatto in chi la guardava cominciava ad essere rilevante.
La pianta a novembre 2009 … chi direbbe che si tratta della stessa pianta?
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Scrivo questo articolo con l’intento di far vedere, soprattutto ai nuovi appassionati, che non è essenziale avere a disposizione materiali di partenza super per ottenere risultati apprezzabili. Inoltre sottolineare l'importanza di due aspetti che ritengo fondamentali alla luce della mia esperienza: partecipare attivamente alle attività di un Club, dove si ha l'occasione di scambiarsi esperienze e conoscenze, e possibilmente frequentare una scuola bonsai per far si che tutto avvenga con il giusto metodo e la giusta tecnica.
Questo risultato è il frutto di tanta perseveranza!
A dicembre 2009 legai alcuni rami che intanto iniziavano a maturare per correggerne leggermente la posizione. Per l’occasione utilizzai delle striscioline di carta attorno al filo con l’intento evitare di segnare la delicata corteccia della pianta.
…nel 2010
Ad aprile del 2011, partecipai al congresso UBI di San Remo con gli amici Luca Contu ed il RE (Stefano Defraia) che per l'occasione presentava l’olivastro "il Maresciallo". Senza alcuna presunzione, decisi con puro spirito di partecipazione di portarlo in mostra.
Era la prima volta che partecipavo ad una mostra nazionale, immaginate la mia emozione!
La pianta con il suo bel numero del concorso....era sui banchi della mostra più importante d’Italia!!
Considerando che ero partito da una piantina da seme e con una specie non facile da gestire come il caprifico. Aldilà dei premi, cataloghi o quant’altro, la mia soddisfazione avendola vista nascere fu di vederla tra le big!!
Il sottoscritto a fine manifestazione si riprende la sua pianta. Come vedete sono stato tra gli ultimi a ritirare tutto dalla sala esposizioni. Questo per godermi fino alla fine questa esperienza!! Il premio per me era vinto e rientrai in Sardegna gratificato!!
Il congresso UBI fu anche l’occasione per chiedere dei pareri ai principali maestri nazionali, che oltre agli apprezzamenti mi diedero tante dritte per migliorare la pianta!
Tra la fine del 2011 e il 2012 mi impegnai a mettere in pratica i consigli avuti, Innanzi tutto eliminai qualche ramo che era di troppo e cercani di migliorare l’apice, ma chi conosce l’essenza sa che i tempi non sono brevi!
A marzo 2013 sostituii il vaso con uno nuovo di “Milan Klika“ acquistato al congresso UBI di Arco di Trento del 2012, semplicemente eseguendo un falso rinvaso.
Un primo piano della pianta ad Abbasanta nel settembre 2013.
A fine settembre la pianta ha anticipato la perdita delle foglie regalandomi cosi altre suggestioni mettendo in bella mostra i suoi frutti!
Nella primavera 2014 ho eseguito un altro rinvaso portando leggermente più su la pianta ed alla fine dell’estate del 2014 si presentava cosi...
A febbraio di quest’anno.
Notate gli apici dei rami con il mastice: per incrementare la ramificazione secondaria e ridurre le dimensioni delle foglie, ad anni alterni ai rinvasi (dopo una buona preparazione preventiva concimazioni e più), dopo la stasi invernale taglio le gemme apicali, salvando solo quelle dei rami deboli.
In questo modo la pianta oltre ad equilibrare il vigore tende ad emettere dall’internodo immediatamente precedente il taglio (a volte anche per due), nuove gemme che porteranno nuovi rametti e foglie più piccole.
Infine una foto di questi giorni d’agosto della pianta ben illuminata... manco a dirlo, ama il sole e pertanto nel mio giardino occupa una posizione esposta per almeno 6/7 ore. Avendo però un apparato fogliare con superfici ampie, è soggetta ad alte dispersioni idriche pertanto considerando l’altezza esigua del vaso, nei mesi più caldi oltre ad una composizione mirata del terriccio, metto dello sfagno sopra il terreno e quando possibile nebulizzo le chiome.
Il terriccio che uso è frutto di una miscela che (per il microclima del mio giardino, altezza vaso, possibilità di irrigare ed esposizione) ha dato buoni risultati nel tempo, ed è composta da akadama, kiriu, kanuma, pomice e perlite per un 75 % e 25% terriccio universale.
Per quanto riguarda i parassiti affidi e acari, li tratto così: afidi che appena necessario tratto immediatamente con Confidor della Bayer, mentre per gli acari uso Borneo sempre della Bayer addizionato con un acaricida per lo stadio adulto e qualche goccia di Oliocin.
Il caprifico è anche soggetto ad attacchi di cocciniglia che tratto sempre con Confidor e gocce di Oliocin (quest’ultimo quando fa molto caldo lo evito per non bruciare le foglie) mentre la mosca bianca la tratto con un piretroide, per fortuna è invece resistente ai funghi.
Per le concimazioni uso Prodigy tutta la primavera oltre ad acidi umici e chelati di ferro anche tutta l’estate e in autunno un concime bilanciato a favore di fosforo e potassio fino alla perdita totale delle foglie. In questo stesso momento (agosto) procedo anche alle legature e posizionamento dei rami per la loro condizione di visibilità ed elasticità .
Un consiglio quando state facendo dei tagli durante il periodo vegetativo, per arrestare la fuoriuscita di lattice basta nebulizzare con dell’acqua la ferita e tutto si blocca.
Una particolarità: il caprifico si riproduce per seme solo ed esclusivamente grazie alla presenza di un insetto (Blastofaga) che feconda i suoi fiori e che poi a sua volta si riproduce all’interno dei suoi frutti (grande esempio di simbiosi).
La storia è molto curiosa ed invito a leggere su wikipedia tutto l’argomento.
Chiudo con un’ultima curiosità: secondo il mito della fondazione di Roma, l'albero ai piedi del Tevere sotto il quale si fermò la cesta di Romolo e Remo era un caprifico e dove successivamente furono anche allattati dalla lupa.
A nos biri sanus!
Maurizio Lai
Domusnovas li 24 agosto 2015